Ecco che
si avvicina.
Siamo al
25 Novembre e la fine del mese è a portata di mano.
Urge un
momento essenziale per il tipico universitario fuorisede devoto al cazzeggio
più ricercato, abbonato all’Informa-Giovani e cleptomane di qualsiasi opuscolo
e flyer possa trovare in città: fare il
punto della situazione riguardo tutti gli eventi previsti per il mese
successivo.
Tra le
varie date interessanti da segnare sull’agendina in borsa, primo tra tutti
spicca lui.
Patrick
Wolf.
Alcuni si
domanderanno non a torto –dato il poco seguito italiano- di chi si tratta,
altri invece dovranno soccombere all’inevitabile deformarsi delle loro pupille,
sotto forma di cuore pulsante.
Patrick
Wolf, enfant prodige del sud londinese, figlio d’arte e profondo conoscitore
delle più astruse tecniche musicali e strumentali, è stato paragonato a nomi
come Nick Cave e David Bowie.
Vanta
collaborazioni con artisti mondiali le cui opere sono pressochè immortali:
Patty Smith, per citarne una. Per il suo ultimo Ep (Brumalia), Patrick Wolf ha
scelto due immagini scattategli proprio da lei, una delle Dee del Rock.
Apro il
sito dello Spazio 211, rinomato locale torinese conosciuto per aver ospitato artisti
del calibro di Parlotones, The Horrors,
Crocodiles , Milwaukee, Cinematics, Paul Collins,Cornershop, Black Lips.
Clicco
con un’immotivata tensione nervosa sul tasto ‘PRENOTA’ e, dopo prevedibili
approcci sbagliati con la sezione ‘iscriviti al sito per proseguire – Sign In
or Log In-‘ mi aggiudico due sudatissimi biglietti per la sera del 3 Dicembre,
‘apertura cancelli ore 21.29’ peculiarità propria dello Spazio211.
Nel giro
di una settimana imparo i testi di quasi tutte le canzoni dell’ultimo cd, “Lupercalia”,
anticipato dal lancio del singolo ‘Time of my life', di cui The Guardian ha
scritto: “Non è solamente il migliore della settimana, sta facendo oscillare la
classifica Singles of the Year”.
Il nuovo cd, il cui titolo si rifa' alla festività romana 'Lupercalia', (che si svolgeva in concomitanza con 'San Valentino', ma le cui origini sono leggendarie), si differenzia dai precedenti per un evidente cambiamento di mood dell’artista stesso: la sensazione che regala è di un approccio completamente diverso alla musica, a cui conferisce gioia spasmodica, passione, aspettative che in un modo o nell’altro sa troveranno conferma, desiderio, pace.
Amore
allo stato più completo, maturo, intrigante nella sua stabilità.
Patrick
Wolf si è sposato quest’anno con il suo compagno William Pollock, dopo aver
tanto atteso la proposta, come lui stesso ammette nello status di Twitter:
“this is the happiest new years day and day of my life. william charles pollock
has asked for my hand in marriage. finally. finally. my man x “ ("Questo è
il capodanno e il giorno più felice della mia vita. William Charles Pollock mi
ha chiesto di sposarlo. Finalmente, finalmente. Il mio uomo").
Da ‘Time
of my life’, ‘The Future’, ‘House’, sino ad arrivare a ‘Togheter’, ciò che si
sente sprigionare nelle orecchie, mentre la musica batte dagli auricolari, è un
Inno all’Amore incondizionato.
All’obiettivo
che dopo tanto correre è stato raggiunto, e che ora va mantenuto, accresciuto,
curato.
Il giorno
del concerto mi sveglio con una strana sensazione.
Quel che
temo più di qualsiasi altra cosa trova conferma: la barretta di mercurio
raggiunge il ’38’, mentre sulla mia faccia gonfia di febbre si fa spazio
l’espressione corrucciata della rabbia mista a terrore.
Immediatamente
faccio chiarezza: prendo in mano il portafoglio, corro alla parafarmacia e me
ne torno fiera a casa con un quantità tale di anti influenzali da improvvisare
uno spaccio per tutto il condominio.
M’impasticco
con la fedele Tachipirina e mi rifiuto, mi rinnego, mi proibisco anche solo
PENSARE di star male.
Alle
20.30 mi raggiunge la mia gig-mate e alle 21.45, in compagnia di due Menabrea
che dovremo poi abbandonare all’ingresso, facciamo capolino all’interno del
locale.
Le prime
file sono occupate dalle sedie, di cui ovviamente neanche una libera.
Tutt’attorno gente in piedi appoggiata alle colonne, in attesa dell’inizio. Un
po’ delusa dagli unici posti rimasti, dovrò ricredermi: mi ritaglio un angolino
su di una cassa a lato palco, poco distante dal seggiolino del piano dove
Patrick resterà seduto a suonare per gran parte della serata, e la mia
postazione risulta, poi, tattica.
Verso le
22,30 il dj set s’interrompe, si abbassano le luci e il silenzio prende
prepotentemente il sopravvento: il palco è colmo di strumenti che partecipano a
renderlo già di per sé uno spettacolo suggestivo. Ad occupare la scena vi sono
una cetra, due violini, un pianoforte a coda e un ukulele.
La prima
ad entrare è la violinista che ha accompagnato Patrick Wolf durante tutto il
tour, che lo vede occupato dal 13 Settembre
al 9 Dicembre, passando da Hollywood sino ad arrivare alla fredda San
Pietroburgo.
Subito
dopo, è lui a fare la sua entrata: cappello nero, vestito elegante su misura,
scuro (che nascondeva una camicia a fantasia floreale simile a quella indossata
nel video di 'House'), scarpa a punta lucida. Anche lo stile è notevolmente
cambiato, più sobrio, ma che riesce a contraddistinguerlo comunque fornendo il tocco del dettaglio ad uno show
che pochi artisti sono in grado di creare.
Per il
suo outfit, dopo nove anni trascorsi a curarlo personalmente, ha deciso di
farsi affiancare da Anthony Stephinton, a cui desrive le sue idee stilistiche e
il quale, a sua volta, le “estende a
giovani designer non ancora diplomati. Mi piace lavorare con i giovani, creare
relazioni con persone che sanno ancora sognare in grande”, così racconta lo
stesso Patrick a The New Yooxer.
Il
concerto, interamente in acustico, è stato un trionfo di tutto ciò che un
amatore musicale può richiedere da un contesto intimo simile: attimi ludici,
contrapposti ad una fermezza, un controllo vocale, una precisione mozzafiato
che ci si aspetta da musicisti affermati e maturi, “arrivati”, seguiti da
attimi di difficoltà tecnica (vedi i numerosi cavi che hanno creato qualche
piccola problematica, specialmente alla violinista), smorzati da un
atteggiamento d’ilarità totale.
Ha
instaurato una connessione diretta con i presenti, i quali si sono sentiti
coivolti, partecipi, attivi all’esecuzione musicale stessa, mantenendo il
tempo, proprio sotto richiesta dello stesso Patrick.
Ha
espresso un sincero apprezzamento a Torino e all’Italia esordendo con un ‘Ciao,
io sono Patrizio Lupo’ e recitando così, in italiano, qualche strofa di ‘Orfeo
ed Euridice’, confermando l’ammirazione dei fortunati presenti.
17 le
canzoni complessive: le ultime due anticipate da una breve pausa ritmata
dall’incitamento a risalire sul palco, urlando all’unisono il suo nome italianizzato ‘PA-TRI-ZIO!
PA-TRI-ZIO!’ ; una mise differente, un tripudio di paillettes, ed eccolo
abbracciare l’arpa per eseguire ‘The Armistice’, mentre tutti i visi si
rivolgono a lui, rapiti.
Ogni
sguardo concentrato nell’intento di non perdersi una nota, desiderosi di
dilatare ogni battuta nello spazio e nel tempo, il più a lungo possibile.
Ma l’ora dei saluti arriva, purtroppo, tra gli abbracci, le strette di mano e i baci. Patrick scende dal palco (anche se, nel caso dello Spazio211, più che di ‘palco’ bisognerebbe parlare di ‘gradino’, altra tipicità che contribuisce a renderlo un locale unico nel creare un’atmosfera di nicchia e simbiosi), e la commozione mista a sorrisi di sorpresa è inevitabile, si fa spazio tra la gente.
Al banco
del merchandising c’è William, marito e ispirazione per quest’ultimo album.
Non ha
vinto in cortesia, ma ha ricoperto il suo ruolo di “musa” in maniera
impeccabile.
Una serata come poche, impresse in maniera indelebile nelle mani, negli occhi, nelle labbra che continuano a mimare le sue parole ‘If your voice is vanishing, If your life is shortening, ah, you must sing… sing’, mentre il piano riecheggia con i suoi tasti nella mente, ed il giorno si fa notte.
Set list 3.12.2011 presso sPazio211, Torino:
1.
Hard Times
2.
House
3.
Bluebells/ Shadow Sea
4. Land's End
5.
Time of My Life
6. Pigeon Song
7.
William/The Future
8. Tristan
9. Together
10. Paris
11. Bitten
12. The Tinderbox
13. The Magic Position
14. Wind in the wires
15. The City
Encore:
16. Armistice
Federica Cucci