mercoledì 7 dicembre 2011

Patrick Wolf @ sPazio211, Torino 1.12.2011


Ecco che si avvicina.
Siamo al 25 Novembre e la fine del mese è a portata di mano.
Urge un momento essenziale per il tipico universitario fuorisede devoto al cazzeggio più ricercato, abbonato all’Informa-Giovani e cleptomane di qualsiasi opuscolo e flyer possa trovare in città:  fare il punto della situazione riguardo tutti gli eventi previsti per il mese successivo.

Tra le varie date interessanti da segnare sull’agendina in borsa, primo tra tutti spicca lui.
Patrick Wolf.

Alcuni si domanderanno non a torto –dato il poco seguito italiano- di chi si tratta, altri invece dovranno soccombere all’inevitabile deformarsi delle loro pupille, sotto forma di cuore pulsante.
Patrick Wolf, enfant prodige del sud londinese, figlio d’arte e profondo conoscitore delle più astruse tecniche musicali e strumentali, è stato paragonato a nomi come Nick Cave e David Bowie.

Vanta collaborazioni con artisti mondiali le cui opere sono pressochè immortali: Patty Smith, per citarne una. Per il suo ultimo Ep (Brumalia), Patrick Wolf ha scelto due immagini scattategli proprio da lei, una delle Dee del Rock.
Apro il sito dello Spazio 211, rinomato locale torinese conosciuto per aver ospitato artisti del calibro di  Parlotones, The Horrors, Crocodiles , Milwaukee, Cinematics, Paul Collins,Cornershop, Black Lips.

Clicco con un’immotivata tensione nervosa sul tasto ‘PRENOTA’ e, dopo prevedibili approcci sbagliati con la sezione ‘iscriviti al sito per proseguire – Sign In or Log In-‘ mi aggiudico due sudatissimi biglietti per la sera del 3 Dicembre, ‘apertura cancelli ore 21.29’ peculiarità propria dello Spazio211.
Nel giro di una settimana imparo i testi di quasi tutte le canzoni dell’ultimo cd, “Lupercalia”, anticipato dal lancio del singolo ‘Time of my life', di cui The Guardian ha scritto: “Non è solamente il migliore della settimana, sta facendo oscillare la classifica Singles of the Year”.




Il nuovo cd, il cui titolo si rifa' alla festività romana 'Lupercalia', (che si svolgeva in concomitanza con 'San Valentino', ma le cui origini sono leggendarie), si differenzia dai precedenti per un evidente cambiamento di mood dell’artista stesso:  la sensazione che regala è di un approccio completamente diverso alla musica, a cui conferisce gioia spasmodica, passione, aspettative che in un modo o nell’altro sa troveranno conferma, desiderio, pace.
Amore allo stato più completo, maturo, intrigante nella sua stabilità.

Patrick Wolf si è sposato quest’anno con il suo compagno William Pollock, dopo aver tanto atteso la proposta, come lui stesso ammette nello status di Twitter: “this is the happiest new years day and day of my life. william charles pollock has asked for my hand in marriage. finally. finally. my man x “ ("Questo è il capodanno e il giorno più felice della mia vita. William Charles Pollock mi ha chiesto di sposarlo. Finalmente, finalmente. Il mio uomo").

Da ‘Time of my life’, ‘The Future’, ‘House’, sino ad arrivare a ‘Togheter’, ciò che si sente sprigionare nelle orecchie, mentre la musica batte dagli auricolari, è un Inno all’Amore incondizionato.
All’obiettivo che dopo tanto correre è stato raggiunto, e che ora va mantenuto, accresciuto, curato.

Il giorno del concerto mi sveglio con una strana sensazione.
Quel che temo più di qualsiasi altra cosa trova conferma: la barretta di mercurio raggiunge il ’38’, mentre sulla mia faccia gonfia di febbre si fa spazio l’espressione corrucciata della rabbia mista a terrore.
Immediatamente faccio chiarezza: prendo in mano il portafoglio, corro alla parafarmacia e me ne torno fiera a casa con un quantità tale di anti influenzali da improvvisare uno spaccio per tutto il condominio.
M’impasticco con la fedele Tachipirina e mi rifiuto, mi rinnego, mi proibisco anche solo PENSARE di star male.

Alle 20.30 mi raggiunge la mia gig-mate e alle 21.45, in compagnia di due Menabrea che dovremo poi abbandonare all’ingresso, facciamo capolino all’interno del locale.
Le prime file sono occupate dalle sedie, di cui ovviamente neanche una libera. Tutt’attorno gente in piedi appoggiata alle colonne, in attesa dell’inizio. Un po’ delusa dagli unici posti rimasti, dovrò ricredermi: mi ritaglio un angolino su di una cassa a lato palco, poco distante dal seggiolino del piano dove Patrick resterà seduto a suonare per gran parte della serata, e la mia postazione risulta, poi, tattica.

Verso le 22,30 il dj set s’interrompe, si abbassano le luci e il silenzio prende prepotentemente il sopravvento: il palco è colmo di strumenti che partecipano a renderlo già di per sé uno spettacolo suggestivo. Ad occupare la scena vi sono una cetra, due violini, un pianoforte a coda e un ukulele.

La prima ad entrare è la violinista che ha accompagnato Patrick Wolf durante tutto il tour, che lo vede occupato dal 13 Settembre  al 9 Dicembre, passando da Hollywood sino ad arrivare alla fredda San Pietroburgo.

Subito dopo, è lui a fare la sua entrata: cappello nero, vestito elegante su misura, scuro (che nascondeva una camicia a fantasia floreale simile a quella indossata nel video di 'House'), scarpa a punta lucida. Anche lo stile è notevolmente cambiato, più sobrio, ma che riesce a contraddistinguerlo comunque  fornendo il tocco del dettaglio ad uno show che pochi artisti sono in grado di creare.


Per il suo outfit, dopo nove anni trascorsi a curarlo personalmente, ha deciso di farsi affiancare da Anthony Stephinton, a cui desrive le sue idee stilistiche e il quale, a sua volta, le  “estende a giovani designer non ancora diplomati. Mi piace lavorare con i giovani, creare relazioni con persone che sanno ancora sognare in grande”, così racconta lo stesso Patrick a The New Yooxer.

Il concerto, interamente in acustico, è stato un trionfo di tutto ciò che un amatore musicale può richiedere da un contesto intimo simile: attimi ludici, contrapposti ad una fermezza, un controllo vocale, una precisione mozzafiato che ci si aspetta da musicisti affermati e maturi, “arrivati”, seguiti da attimi di difficoltà tecnica (vedi i numerosi cavi che hanno creato qualche piccola problematica, specialmente alla violinista), smorzati da un atteggiamento d’ilarità totale.

Ha instaurato una connessione diretta con i presenti, i quali si sono sentiti coivolti, partecipi, attivi all’esecuzione musicale stessa, mantenendo il tempo, proprio sotto richiesta dello stesso Patrick.

Ha espresso un sincero apprezzamento a Torino e all’Italia esordendo con un ‘Ciao, io sono Patrizio Lupo’ e recitando così, in italiano, qualche strofa di ‘Orfeo ed Euridice’, confermando l’ammirazione dei fortunati presenti.
17 le canzoni complessive: le ultime due anticipate da una breve pausa ritmata dall’incitamento a risalire sul palco, urlando all’unisono  il suo nome italianizzato ‘PA-TRI-ZIO! PA-TRI-ZIO!’ ; una mise differente, un tripudio di paillettes, ed eccolo abbracciare l’arpa per eseguire ‘The Armistice’, mentre tutti i visi si rivolgono a lui, rapiti.

Ogni sguardo concentrato nell’intento di non perdersi una nota, desiderosi di dilatare ogni battuta nello spazio e nel tempo, il più a lungo possibile.



Ma  l’ora dei saluti arriva, purtroppo, tra gli abbracci, le strette di mano e i baci. Patrick scende dal palco (anche se, nel caso dello Spazio211, più che di ‘palco’ bisognerebbe parlare di ‘gradino’, altra tipicità che contribuisce a renderlo un locale unico nel creare un’atmosfera di nicchia e simbiosi), e la commozione mista a sorrisi di sorpresa è inevitabile, si fa spazio tra la gente.

Al banco del merchandising c’è William, marito e ispirazione per quest’ultimo album.
Non ha vinto in cortesia, ma ha ricoperto il suo ruolo di “musa” in maniera impeccabile.


Una serata come poche, impresse in maniera indelebile nelle mani, negli occhi, nelle labbra che continuano a mimare le sue parole ‘If your voice is vanishing, If your life is shortening, ah, you must sing… sing’, mentre il piano riecheggia con i suoi tasti nella mente, ed il giorno si fa notte.


Set list 3.12.2011 presso sPazio211, Torino:
1.        Hard Times
2.        House
3.        Bluebells/ Shadow Sea
4.       Land's End
5.        Time of My Life
6.       Pigeon Song
7.        William/The Future
8.       Tristan
9.       Together
10.     Paris
11.      Bitten
12.     The Tinderbox
13.     The Magic Position
14.     Wind in the wires
15.     The City
Encore:
16.     Armistice
17.     The Falcons


Immagini di Vincenzo Nicolello, per vederne altre clicca QUI


Federica Cucci