venerdì 27 luglio 2012

BAT FOR LASHES
Niente paesaggi cupi e maschere alla Donnie Darko.
Assenti le atmosfere dark punteggiate di sfarzi mistici e colori eccentrici.

Siamo nel dietro le quinte di un teatro vuoto, desolato. Il nostro sguardo è ricambiato da quello di Natasha Khan (Bat For Lashes), che ci racconta di una storia di riscatto e decadenza. E' il pianoforte a rompere il silenzio: ritma la voce straordinariamente calda e intensa di questa cantautrice inglese di origini pakistane, che attraverso le sue composizioni canta di ambigui terrori e ingenuità, dove il sacro e profano tingono le sfumature.
Con Laura si è trascinati in una moratoria sul senso dell' esistenza, la narrazione di paure che lasciano spazio a prospettive rassicuranti: "you'll be famous for longer and then, your name is tattooed on every boy’s skin, uh Laura you're more than a superstar".

Dopo il successo del primo album Fur and Gold, uscito nel 2006 e anticipato dal singolo The Wizard, Natasha ha mantenuto alto l'indice di aspettative con Two Suns, risultato dell'ispirazione che ha tratto dal suo temporaneo trasferimento negli Stati Uniti e attraverso il quale emerge Pearl, descritto come il suo alter-ego « ...una femme-fatale bionda, distruttiva, che pensa solo a se stessa. Una personalità che agisce come un velo sulla Natasha Khan più mistica e spirituale».

A giugno è stato annunciato che il 15 ottobre uscirà il terzo capitolo della saga musicale di Bat For Lashes, The Haunted Man, per il quale la cantante si è liberata dei suoi caratteristici ornamenti rituali arricchiti dai vari piumaggi per mettersi completamente a nudo. Una semplicità disarmante, ricca di un significato così profondo che solo il minimalismo è in grado di dare.
Questo singolo di lancio, già testato e acclamato in numerosi live, aumenta l'attesa per quello che si preannuncia essere l'album che confermerà Bat For Lashes alla vetta del successo maturo.

LAURA
You say that the evil left you behind
Your heart broken,
A part of you died

Keep your arms around me and softly say
Can we dance upon the tables again?

When you smile so wide
Your heels are so high
You can’t cry, get your glad rags on
And let’s sing along
To that lonely song
Is a train that crashed my heart
You’re the glitter in the dark, Uh, Laura you’re more than a suṗerstar
And in this horror show
I’ve got to let you know
Uh Laura you’re more than a superstar

We seen each other stuck in a pale blue dream
And your tears fell hard on my bed sheets
Keep your arms around me and softly say
Can we dance upon the tables again?

When you smile so wide
Your heels are so high
You can’t cry but you’re glad
Vibe’s on and let’s sing along
To that lonely song
You’re the train that crashed my heart
You’re the glitter in the dark
Uh, Laura you’re more than a superstar
You’ll be famous for longer and then
Your name is tattooed on every boy’s skin
Uh, Laura you’re more than a superstar

You’re the train that crashed my heart
You’re the glitter in the dark
Uh, Laura you’re more than a suṗerstar
And in this horror show
I’ve got to let you know
Uh Laura you’re more than a superstar
You’re more than a superstar

mercoledì 18 luglio 2012

"That's why I go for that rock'n'roll music
Any old way you choose it
It's got a back beat, you can't blues it
Any old time you use it
It's gotta be rock'n'roll music
If you wanna dance with me"


Nell'enorme mole di produzione cinematografica dedicata alla loro storia, Backbeat racconta in modo un po' didascalico il dietro le quinte degli albori dei Beatles, con uno sguardo mirato alla triste biografia di Stuart Sutcliffe. 'Stu', l'allora bassista della band, enigmatico artista proveniente da Edimburgo e grande amico di John, è stato voluto nel gruppo da quest'ultimo per le sue evidenti innate abilità di tombeur de femmes: vende un suo quadro, si compra un basso elettrico e inizia a violentarlo, nel senso più stretto del termine.

Ingaggiati all'Indra (locale nella zona a luci rosse di Amburgo), il 17 Agosto del 1960 John LennonPaul McCartney, George Harrison, Stuart Sutcliffe e Pete Best consumano il primo concerto sotto contratto a nome The Beatles; passa poco all'entrata in scena di Astrid Kirchherr, la carismatica fotografa di cui s'innamora Stu, ergo colei che ha sovvertito il look dei Beatles improntandogli quel taglio di capelli con stivaletto a punta annesso, diventati il loro biglietto da  visita per i primi due anni della scalata al successo.


"È stato ad Amburgo che noi abbiamo davvero fatto progressi. Dovevamo provare tutto quello che ci passava per la testa. Non c'era nessuno da cui copiare. Suonavamo quello che ci piaceva di più, e ai tedeschi andava bene così, purché il volume fosse alto."
(John Lennon)


L'ostentato disappunto di Paul riguardo l'evidente inadeguatezza musicale e il desiderio di maturare le proprie doti artistiche, spingono Stu ad abbandonare la band, iscriversi all'Hamburg College of Art e restare con Astrid dopo il rientro del gruppo in UK nel 1961.

«Some are dead and some are living / In my life I've loved them all»
(In my Life- The Beatles)

10 Aprile del 1962, a soli 21 anni, Stu muore nella soffitta del suo appartamento, stroncato da un aneurisma cerebrale.

Un'identità così drammaticamente poetica da assumere toni romanzati. Un personaggio a margine dell'immensa epopea dei Beatles, ma che nonostante abbia rivestito il suo ruolo sullo sfondo chiaroscuro della band, ne ha marcato indelebilmente il fascino eterno.

Per la colonna sonora di questo film (che dal punto di vista biografico non ha trovato d'accordo Sir Paul) sono stati uniti nomi tra i migliori musicisti degli anni '90; la BackBeat band che, anche se per un breve periodo dal '93 al '94, vede insieme Mike Mills (R.E.M.), Thurston Moore (Sonic Youth), Dave Grohl (Nirvana, ora leader dei Foo Fighters), Greg Dulli (The Afghan Whigs), Dave Pirner (Soul Asylum) e Don Fleming (Gumball), ha suonato e riarrangiato le canzoni originali dei Beatles.
Il risultato potete ascoltarlo QUI.